I bambini ricordano la nascita

Il parto è il momento più speciale ed indimenticabile nella vita di una donna. Si attende per nove mesi, tra gioia, dubbi, ansie ed aspettative, si vive per quasi un anno facendo ruotare tutta la propria vita e le proprie emozioni attorno a quest’evento, che sarà ricordato per sempre. Quello a cui si deve prestare particolare attenzione è il fatto che, il bimbo nell’utero materno, percepisce e vive assieme alla mamma ogni singola emozione, e su di lui hanno un impatto forte e duraturo nel tempo, anche dopo la nascita. La gravidanza è quel periodo speciale in cui mamma e bimbo sono due persone in un unico corpo e tutto ciò che avviene in quel corpo influenza entrambi, con la stessa intensità. Il cervello del bambino è formato ed attivo già nei primi mesi di gestazione e si svilupperà anche grazie alle esperienze vissute in utero, che influiranno sulla personalità del piccolo e gli doneranno un bagaglio personale col quale comincerà la sua vita, dal momento del primo vagito in poi.

Il bambino ricorda che cosa prova nella pancia della mamma? Come è possibile?

Naturalmente, non è possibile avere dati precisi e scientifici di quanto e come le abitudini e gli atteggiamenti materni modifichino o inficino il carattere futuro del proprio bimbo in utero. Ci si basa, però, su considerazioni oggettive, sui racconti delle mamme, sull’osservazione dei neonati e dei loro comportamenti. Ad esempio è provato che, se durante la gravidanza, ogni sera, si mette un carillon sul pancione e si fa partire la sua musica dolce, quella stessa melodia sarà in grado di calmare, addormentare e consolare il neonato, quando nascerà. Questo significa che lui ha sentito quella musica, la riconosce, quindi la ricorda. Un altro importante dato, che avalla questa teoria, riguarda i sapori. I bimbi tendono, nei primi mesi di svezzamento, a preferire i cibi amati dalla mamma in gravidanza, soprattutto quelli di cui lei aveva molta voglia. Al contrario, sono disinteressati e, spesso, disgustati, dagli stessi sapori non graditi alla mamma o che, durante la gravidanza, inspiegabilmente lei ha iniziato a trovare insopportabili. Questo è un dato molto interessante, che fa riflettere sulla relazione attiva che c’è tra una gestante ed il feto. I gusti dell’uno riescono ad influenzare quelli dell’altra e viceversa. Inoltre è la dimostrazione di come la memoria sia presente già nel feto e, successivamente, nel neonato, il quale dimostra di ricordare perfettamente sensazioni provate durante il periodo in cui era nel ventre materno. 

Il bambino ricorda anche il Parto?

Si tende a pensare che il parto sia una cosa che riguarda esclusivamente la donna. Dalla prima contrazione fino al momento in cui potrà abbracciare il suo bambino, è lei che si ritrova immersa in una spirale di emozioni fortissime e contrastanti. Il travaglio impone di misurarsi col dolore fisico, con la propria forza oggettiva e psicologica, con la consapevolezza che solo grazie alle proprie capacità ed energie il bambino verrà alla luce. Invece, tutto questo fisiologico processo interessa attivamente anche il neonato. Anche se il piccolo non può esprimere e manifestare ciò che prova, anche lui risente delle contrazioni che lo spingono ed aiutano nella discesa e nella venuta al mondo, anche lui prova sensazioni di smarrimento e paura, anche lui deve impegnarsi in maniera attiva per nascere. È probabilmente questo il motivo per cui i neonati piangono alla nascita, a volte mentre sono ancora per metà dentro il ventre della mamma. Oltre allo shock termico e luminoso, che li destabilizza, col pianto comunicano anche le loro sensazioni, tra cui il sollievo di aver terminato ciò che è stata una grande fatica anche per loro. È, quindi, facilmente intuibile come, durante il travaglio ed il parto, l’attenzione empatica debba essere rivolta non solo a ciò che sta passando e vivendo la mamma ma, allo stesso modo, al piccolo che sta venendo alla luce. Un parto vissuto serenamente, tranquillamente, con accanto le persone di cui si ha bisogno e che avviene in un luogo confortevole e in cui ci si sente sicure e protette, è uno dei modi migliori per garantire al proprio bambino la possibilità di vivere l’esperienza della nascita in modo positivo. 

La nascita positiva, buon auspicio per una vita più felice

Anche se, da adulti, non ricordiamo nulla dei nostri primi giorni di vita questo non significa che il nostro cervello non abbia incamerato dei ricordi. Il sistema cognitivo di un feto a termine è già strutturalmente completo ed in grado di espletare tutte le funzioni, allo stesso modo di quello di un individuo adulto. Naturalmente, un neonato non ha le capacità e l’esperienza adatta ad applicarle, per questo si perde la memoria dei primi anni di vita. In ogni caso, i ricordi sono presenti e vivi nella memoria procedurale, che ha sede nella parte più profonda e primitiva del cervello umano, nella zona cosiddetta rettiliana. Non se ne ha piena consapevolezza e non si è in grado di utilizzarlo razionalmente, ma tutto ciò che è registrato lì influisce, in maniera attiva, su diversi aspetti del carattere di una persona. Molte mamme raccontano che, per anni e anni, i propri bimbi mostravano segni di irrequietezza o si svegliavano di soprassalto proprio nell’esatta ora in cui sono nati. Questo tutte le notti o tutti i giorni. Casualmente, oppure no, questo succedeva solo ai piccoli che erano nati da parti complicati o molto traumatizzanti per la loro mamma. Evidentemente, da qualche parte nella loro memoria, emergeva, a quell’ora, il ricordo di un evento che li aveva turbati. Una nascita naturale, che avviene in modo dolce, che permette alla donna di vivere questo meraviglioso evento con serenità e consapevolezza, dona anche al piccolo la possibilità di iniziare la propria vita con una prima esperienza positiva che, pur se inconsapevolmente, ricorderà per sempre. Garantire al proprio bimbo una venuta al mondo naturale e serena lo aiuterà a sviluppare una personalità più tranquilla, più sicura.

Come si può garantire al proprio bimbo un’esperienza di nascita positiva?

Compreso ed assimilato il concetto che il bimbo viene fortemente influenzato dalle sensazioni, dalle esperienze, dai gusti e dalle reazioni della mamma, possiamo dire che tanto più la donna vivrà il parto in modo sereno, tanto più il suo bimbo vivrà un’esperienza di nascita positiva. Il consiglio generale è di cercare di ricordare che il parto è un evento fisiologico e naturale, per il quale tutte le donne sono state perfettamente programmate dalla natura. Ascoltare il proprio corpo, percepire i segnali che dà, ed assecondare anche ciò che fa il bimbo durante l’atto della nascita, è la maniera migliore per dare la giusta importanza ed il giusto rispetto a se stesse ed al proprio piccolo, durante questo momento così cruciale che si vive insieme, con un obiettivo comune, provando esattamente le stesse cose. Oggigiorno il parto viene vissuto troppo spesso come una condizione patologica, estremamente ed eccessivamente medicalizzata. Gli interventi esterni con farmaci o pratiche chirurgiche, quando non sono necessari per salvaguardare la salute o la vita di madre e figlio, non sono propedeutici ad un’esperienza di nascita positiva. Questa è una riflessione importante da valutare, quando ci si trova davanti a scelte importanti come la richiesta di analgesie o di procedure facoltative. Bisogna sempre ricordarsi che, nei dolori e nella fatica del parto non si è sole: il proprio bambino sta lottando insieme alla sua mamma ed, esattamente come lei, ricorderà quei momenti per tutta la vita, anche se gelosamente conservati in un cassetto ben riposto nella sua memoria.

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